Enjoy by Gianluca Vacchi

Enjoy by Gianluca Vacchi

autore:Gianluca Vacchi [Vacchi, Gianluca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori Libri Trade Electa
pubblicato: 2020-05-14T22:00:00+00:00


Genie of the Lamp

Sul mio avambraccio sinistro, appena al di sotto del gomito, campeggia la figura del genio della storia di Aladino e della lampada incantata, uno dei più celebri racconti delle Mille e una notte: un’immagine disneyana certo, ma pur sempre icona di una creatura soprannaturale e magica, dispensatrice di doni e in grado di esaudire ogni desiderio.

Il piccolo tatuaggio è l’emblema del mio sogno più longevo e più grande: diventare un uomo d’affari, anche a prescindere dall’azienda e dal patrimonio della mia famiglia.

Un sogno della cui riuscita sono divenuto certo nel 1996 e che proprio da quel momento porta, per una sorta di curiosa coincidenza che non pretendo certo di spiegare, il nome di Genie of the Lamp, la mia prima imbarcazione, 25 metri di eleganza e di tecnica.

Lo yachting – come sanno perfettamente i grandi appassionati di vela – è considerato lo “sport dei re”, per via della sua origine che risale al 1660; anno in cui Carlo II, costretto a lasciare l’Inghilterra e a trovare rifugio in Olanda, fece ritorno in patria per essere incoronato re.

L’imbarcazione utilizzata dal sovrano era uno sloop leggero e veloce, in olandese jaghte, che significa “caccia”, perché era stato pensato e costruito per inseguire i pirati in acque poco profonde.

A Carlo e a suo fratello minore, il duca di York, il giocattolo piacque moltissimo, tant’è che ne commissionarono uno a testa. Nel 1661 le due imbarcazioni si sfidarono nelle acque dell’estuario del Tamigi, da Greenwich a Gravesend e ritorno.

Carlo trionfò e vinse 100 sterline. L’aristocrazia britannica non esitò a imitare il sovrano, facendo così regatare i propri yacht sui fiumi e lungo la costa per spirito competitivo e… amore per le scommesse. Era nata una nuova attività sportiva.

Avevo sempre amato la vela e la navigazione sin da quando accompagnavo mio padre nelle sue uscite in barca, uno sport che “introduces you to a group of like-minded people and… helps me in business” (“ti fa conoscere persone che la pensano allo stesso modo e… mi aiuta negli affari”), come ebbi a dire al “Wall Street Journal” nel 2002.

Ora, però, potevo permettermi di avere un’imbarcazione tutta mia grazie a una plusvalenza di circa 4 miliardi e mezzo di lire, che avevo realizzato dando corso a uno dei miei primi affari importanti.

Mi sentivo un re, avevo bisogno, dunque, di una barca da re.

Vidi Genie of the Lamp, per la prima volta, in un cantiere di Savona, dove mi aveva condotto la stessa persona che mi aveva segnalato la possibilità di procedere all’acquisto di un “gioiello” dei mari, disegnato e realizzato – così mi era stato detto – per Gianni Agnelli anche se quest’ultimo, per ragioni che ignoro, non ne era mai divenuto il proprietario.

Non ebbi necessità di sentire altro e partii subito per il cantiere.

La barca era in rimessaggio, la parte esterna dello scafo completamente cartata e ricoperta dal cellophane, più simile a un groviera che a un’imbarcazione per effetto dei lavori di riparazione delle bolle generate dalla vernice.

Tra le perplessità del mio amico,



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